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Leggi tu che leggo anch’io: Jackson, Kafka
9 Maggio alle 5:00 PM - 6:30 PM CEST
Jackson, Abbiamo sempre vissuto nel castello
«A Shirley Jackson, che non ha mai avuto bisogno di alzare la voce»: con questa dedica si apre L’incendiaria di Stephen King. È infatti con toni sommessi e deliziosamente sardonici che la diciottenne Mary Katherine ci racconta della grande casa avita dove vive reclusa, in uno stato di idilliaca felicità, con la bellissima sorella Constance e uno zio invalido. Non ci sarebbe nulla di strano nella loro passione per i minuti riti quotidiani, la buona cucina e il giardinaggio, se non fosse che tutti gli altri membri della famiglia Blackwood sono morti avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, proprio lì in sala da pranzo. E quando in tanta armonia irrompe l’Estraneo (nella persona del cugino Charles), si snoda sotto i nostri occhi, con piccoli tocchi stregoneschi, una storia sottilmente perturbante che ha le ingannevoli caratteristiche formali di una commedia. Ma il malessere che ci invade via via, disorientandoci, ricorda molto da vicino i «brividi silenziosi e cumulativi» che – per usare le parole di un’ammiratrice, Dorothy Parker – abbiamo provato leggendo La lotteria. Perché anche in queste pagine Shirley Jackson si dimostra somma maestra del Male – un Male tanto più allarmante in quanto non circoscritto ai ‘cattivi’, ma come sotteso alla vita stessa, e riscattato solo da piccoli miracoli di follia.
Kafka, Il disperso
Il disperso è il primo romanzo di Franz Kafka, il cosiddetto «romanzo americano», pubblicato postumo da Max Brod, l’amico cui Kafka aveva richiesto di bruciare le sue opere. Uscito nel 1927 come America, in questa nuova traduzione torna a vestirsi del titolo con cui Kafka, nelle sue lettere, vi si è sempre riferito.
Karl Rossmann, primo dei grandi protagonisti kafkiani, viene spedito a New York dalla famiglia dopo essersi lasciato sedurre da una giovane domestica, poi rimasta incinta. Karl non fa in tempo a scendere dalla nave che subito si ritrova sballottato tra personaggi con i quali è impossibile costruire rapporti sinceri, condotto in luoghi labirintici e accusato di colpe che non ha commesso, finché non intraprende un ultimo viaggio verso la promessa di un luogo che lo possa finalmente accogliere, il Teatro di Oklahama.
Allo stesso tempo sintesi dei temi ricorrenti nell’opera di Kafka – la solitudine, il senso di abbandono, la frustrazione per l’irrazionalità delle disgrazie –, questo romanzo riesce a mostrare qualcosa di più rispetto agli altri testi, qualcosa di inaspettato e che, a causa della mancata conclusione definitiva, appare solo accennato: il barlume di un lieto fine. Una possibilità di redenzione.
Ci vediamo in libreria! Per informazioni: info@libreriasantandrea